Un viaggio nel gusto
Scommettiamo che nei prossimi minuti che occuperete leggendo questo post, riusciremo a farvi venire voglia di assaggiare almeno uno dei vini proposti. Pronti? Via.
Chiudete gli occhi, sta partendo il viaggio nel gusto. Siamo a Sessanio, nel nostro cantinone, l’aria è densa del profumo della legna che arde nel camino, le luci sono calde e soffuse, le pietre alle pareti ricordano l’infanzia fatta di pane appena sfornato, di nonne e di nascondino, quando si rubavano le chiavi della cantina per mangiucchiare due pomodori secchi, o i fichi, o, brivido massimo, bere di nascosto dalla botte del vino nuovo.
Il vino, delizia di dei e uomini del Mediterraneo, dolce, corposo, inebriante, che trascina con sé tutti i profumi della terra che lo coltiva, del tempo che lo matura, della mano che lo ama per mesi prima di liberarlo dalla bottiglia e giungere finalmente a sprigionare la sua storia sul palato.
L’Abruzzo è terra di vini pregiati, tra i più pregiati d’Italia. Qui la terra è incontaminata, il vento soffia gentile sulle colline e sulle viti, qui non si conosce la fretta, il tempo è prezioso ma generoso, l’uva viene vendemmiata ancora da mani sapienti, pigiata al momento giusto. Il vino novello si festeggia con grandiosi banchetti, che sembra che Dioniso in persona vi prenda parte, infine si mette al riparo, a maturare, nelle botti, a prendere profumo di fiori o di legna o di spezie per mesi e mesi.
Il viaggio dalla cantina è appena iniziato. E si vola a Teramo aprendo il Montepulciano d’Abruzzo, DOC e DOCG, curato come un bambino: non può essere prodotto sopra i 550 metri, vuole solo i dolci altopiani di Teramo, e le sue viti devono essere disposte in numero esiguo e la raccolta rigorosamente a mano, prende i profumi dalla terra e la fatica lo fa bello, scivola dalle labbra in gola con il suo gusto intenso e asciutto, armonico e vellutato.
Aprite un’altra bottiglia, annusate: si riparte. A Chieti e L’Aquila abbonda il Trebbiano d’Abruzzo, affettuosamente chiamato Bombino dalla gente del posto, perché nei suoi grappoli occhi pieni d’amore vedono le braccia paffute di un bambino. Il suo retrogusto mandorlato sprigiona l’estate sul palato, una festa per le papille gustative.
E lì ecco il Cerasuolo, dolce e fruttato già nel nome, tenero e pregiato, talmente buono che la sua uva non si spreme, la sua buccia è così sottile che quasi non si vede, grazioso accompagna la pasta fatta in casa o i salumi corposi della nostra terra.
Il viaggio continua e ci riporta vicino casa, a respirare aria di famiglia con il marchio Alto Tirino IGT, che comprende diversi vini, tutti rigorosamente cresciuti e pasciuti dalle acque del nostro fiume. Un fiume che porta alla pianta profumi e gusti di frutta, di vento, di nuvole, di roccia e di legno, tanto che ogni sorso è una scoperta.
Richiudete la bottiglia, bevete l’ultima goccia dal bicchiere, non lasciate niente. Il viaggio è finito e la scommessa, forse, è vinta. Arrivederci alla prossima.